Breve storia della polenta
La polenta è sicuramente uno dei piatti invernali della tradizione italiana, e non solo.
Nel centro Italia è affascinante anche per il suo potere di riunire famiglie o amici intorno alla tavola: chi non l’ha mai mangiata distesa sul “tagliere” e condita con sughi, carni o verdure?
Quel semplice impasto di acqua e farina gialla di mais… un momento! Ma se il granturco è arrivato dalle Americhe in Europa solo dal 1500, prima come si preparava?
Facciamo qualche passo indietro…
La polenta, semplice impasto di acqua e farine facilmente reperibile, economico, buono e saziante, è senza dubbio uno dei piatti più antichi della storia, preparato da millenni.
In ogni periodo della storia, civiltà e aree geografiche con condizioni o climi diversi troviamo diversi tipi di polenta.
La polenta nelle civiltà antiche
Le prime tracce di polenta si hanno in Mesopotamia dove i Sumeri la preparavano con farine di miglio e segale
Nell’antico Egitto veniva mangiata e così come nell’antica Grecia era preparata con farina di orzo.
Rimanendo nell’Africa mediterranea, sicuramente anche nelle zone della moderna Tunisia veniva consumata tanto che in una commedia di Tito Maccio Plauto il protagonista era Patruos Pultiphagonĭdes cioè “lo zio mangiatore di polenta“, secondo la definizione dispregiativa con la quale a Roma venivano chiamati i cartaginesi.
La polenta ai tempi degli antichi romani
Ma anche gli antichi romani erano in realtà pultiferi, cioè mangiatori di polenta. Anzi, di puls per utilizzare il nome latino.
Scriveva Seneca “Pulte, non pane, vixisse longo tempore Romanos manifestum“ e cioè “di polta e non di pane vissero per lungo tempo i romani.”
Durante la coena infatti mangiavano una polenta a base di farina di farro o farina di frumento, in genere accompagnata da legumi o carne allo spiedo.
Ancora la farina di farro riempiva il sacchetto che i legionari romani portavano sempre appresso.
Lo scrittore gastronomo romano Apicio è ancora più preciso, scrivendo nel suoi “De re coquinaria” che il farro utilizzato per le “pultes julianae” era il farro spelta.
La polenta dal medioevo in poi
Nel medioevo le fasce più povere della popolazione erano solite preparare la polenta oltre che con farine di farro, anche con farina di miglio o farine di grano saraceno.
A metà 1400 il Maestro Martino da Como cucinava per il Patriarca di Aquileia la polenta con farina di farro spelta (sempre presente), ma anche con farina di castagne e farina di miglio, nonchè con farina di fave.
E spesso era accompagnata da aromi più facilmente trovabili in natura: finocchio, miele, salvia, cipolla.
E solo alla fine di questo “viaggio” con la scoperta dell’America e la diffusione del mais dapprima in Andalusia, e poi in Italia nelle zone di Veneto e Friuli, la polenta divenne anche di grano turco (dove con “turco” nel ‘500 si chiamava tutto ciò che era straniero).
Ma per la storia della diffusione del mais e l’affermarsi della relativa polenta in triveneto, prima che in tutta Italia con decine di sfumature regionali, ti rimandiamo a questa bella ricostruzione.
A noi interessa tornare alla polenta che per millenni si è consumata in Italia: la polenta di semolino di farro.
Polenta di semolino di farro
La polenta di farro è stata la più diffusa e sempre presente in questi duemila anni di storia italiana, dagli antichi romani ad oggi.
Sicuramente più delicata della polenta di mais, si accompagna benissimo con ogni condimento esaltandone il sapore grazie al suo gusto leggero.
La polenta di semolino di farro è un piatto nutriente essendo molto più ricco di vitamine rispetto alla polenta di granturco.
Anzi, la diffusione del granturco del tutto privo di vitamine del gruppo B e vitamina PP presenti in altri cereali, fu causa di gravi problemi. Nelle campagne del nord Italia la scarsa varietà nell’alimentazione, unita al consumo di sola farina e polenta di mais, causò numerose epidemie di pellagra fino al primo dopoguerra.
Essendo il farro un cereale antico a basso tenore glutinico rispetto ad altri cereali, la sua polenta si presta bene anche per chi ha leggere intolleranze.
Inoltre il farro dicocco ha anche un basso indice glicemico percui risulta particolarmente adatto a chi pratica attività sportive, a chi ha problemi di diabete o svolge lavori sedentari.
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Semolino biologico di farro
Semolino biologico di farro macinato a pietra a lenta rotazione, ottima alternativa per una gustosa polenta o per la pastificazione.